Il piano di cooperazione intercomunale dipartimentale è, in Francia , un documento, messo in atto dalla commissione di cooperazione intercomunale dipartimentale, destinato a fungere da quadro di riferimento per lo sviluppo della mappa intercomunale in ciascun dipartimento. Fornisce una rappresentazione mappata di tutti gli stabilimenti pubblici di cooperazione intercomunale nel dipartimento e definisce i loro orientamenti di sviluppo.
Il presente documento è stato istituito nell'ambito della legge n . 2010-1563 del16 dicembre 2010 chiamata appunto "riforma degli enti locali" sotto il controllo del prefetto.
L'attuazione della SDCI conosce un rilassamento in quanto la legge del 29 febbraio 2012 volta ad allentare le regole relative alla revisione della tessera intercomunale.
È diverso dallo schema dipartimentale di cooperazione intercomunale che era stato istituito dalla Legge di Amministrazione Territoriale della Repubblica di 6 febbraio 1992.
Il Piano di cooperazione intercomunale dipartimentale vuole fungere da quadro di riferimento per lo sviluppo della tessera intercomunale in ogni dipartimento. Ha i seguenti obiettivi:
La legge stabilisce le linee guida che devono essere prese in considerazione dal piano.
Il prefetto è l'attore principale che sviluppa ed esamina qualsiasi progetto per creare o modificare un EPCI. Preparato dal prefetto, il progetto di piano viene da lui presentato ai comuni, all'EPCI e ai sindacati interessati, che devono prendere una decisione entro 3 mesi. Il progetto e le opinioni vengono poi trasmesse alla Commissione Dipartimentale per la Cooperazione Intercomunale, che dispone di quattro mesi per modificarlo (potere di emendamento o meccanismo di opposizione costruttiva; a maggioranza dei due terzi dei suoi componenti). Il piano viene quindi adottato dal prefetto e pubblicato.
Lo schema deve essere interrotto prima 31 dicembre 2011, dopo il parere della commissione intercomunale di cooperazione, che dispone di quattro mesi per emettere un parere. Viene quindi revisionato ogni sei anni. Tuttavia, la clausola di revisione è anticipata al 2015 dalla legge RCT.
L'attuazione dei piani di cooperazione intercomunale dipartimentale ha portato all'abolizione del 10% delle unioni comunali e delle unioni miste tra il 2011 e il 2014, aumentando il numero di unioni comunali e unioni miste da oltre 15.000 a 13.408.
Nonostante una coproduzione normativa tra lo Stato e gli eletti locali, la SDCI è oggetto di tensioni: brevi tempi di attuazione, assenza di simulazioni finanziarie e fiscali nella proposta prefettizia, sfida della vicinanza comunale di fronte alle grandi autorità intercomunali formati, messa in discussione degli equilibri politici locali.
Anche gli eletti talvolta contestano la SDCI e il giudice è venuto a precisare che la SDCI non è un atto suscettibile di essere oggetto di appello per eccesso di potere : CAA Nancy7 novembre 2013, "Comunità dei comuni di Val-de-Meurthe, comuni di Golbey e altri". Il Consiglio costituzionale conferma questa giurisprudenza in diversi QPC come nel dic. n o 2013-303 QPC,26 aprile 2013, Comune di Puyravault.
In caso di collegamento forzato a un comune EPCI operato dal prefetto, il Consiglio costituzionale riconosce tuttavia che il principio della libera amministrazione degli enti locali prevale in una decisione n . 2014-391 QPC del25 aprile 2014 Comune di Thonon-les-Bains (vedi anche Consiglio di Stato, 19 febbraio 2014Comune di Thonon-les-Bains). Inoltre, si ritiene che il prefetto abbia "poteri eccezionali di vigilanza" quando manca l'adozione di una SDCI.