L' antistrophe (greco antico ἀντιστροφή, "mezzo giro", dal greco στρέφω, "girare") o "antode" appartiene all'arte corale del teatro greco antico, derivante dalla lirica poesia corale dorica. In una canzone lirica formata da gruppi di due o tre versi, è il secondo verso, che risponde al primo, chiamato "stanza" o "ode".
L'antistrophe, simile per la misura (distribuzione di brevi e lunghi) e il numero di versi nella strofa, riproduce quindi il ritmo della strofa, ma esegue anche ripetizioni sonore, verbali e tematiche.
L'antistropo è posto prima dell'eventuale terzo verso, chiamato "epode", cioè "strofa cantata dopo il fatto". Era accompagnata dalla musica.
Il coro, cantando l'antistrophe, esegue un movimento di danza, tornando, in senso inverso, nel luogo da cui aveva iniziato a eseguire il movimento di danza della strofa, che comprendeva lo stesso numero di passi. Questo movimento è facilmente concepito nell'ambito di un'arcaica orchestra trapezoidale o rettangolare. Nel caso di un'orchestra circolare o semicircolare, i coreuti dovevano girare attorno all'altare o alla statua di Dioniso , posta sull'orchestra . Nei brani antichi, il coro cantava l'antistrophe ballando da sinistra a destra (rispetto allo spettatore), dopo aver cantato la strofa ballando da destra a sinistra.
Tornando al punto di partenza, i coreuti hanno cantato l'epod, una sorta di conclusione, con una diversa struttura metrica. Questa "triade" (strofa, antistrophe, epode) potrebbe essere unica (come in Aiace di Sofocle ), ripetuta da 3 a 13 volte, o assente ( Antigone di Sofocle non ne ha, per esempio) delle tragedie.
Ci sono anche antistrofe (in presenza di una strofa e un epodo) fuori dal teatro, da certe odi di poesia greca (Pindaro, Odi ) a poesie liriche di poeti europei come Ronsard ( Odi ), Luigi Alamanni ( Inni ) o Leconte de Lisle ( Antiche poesie ).